Stu Ungar: cosa può insegnarti la sua storia - Scuola di Poker Evbets

Stu Ungar: cosa può insegnarti la sua storia

Chiunque ami il poker ha sentito almeno una volta il nome Stu Ungar. Considerato da molti il più grande giocatore di tutti i tempi, “The Kid” – come fu soprannominato – è una leggenda paragonabile a Maradona nel calcio: genio assoluto, vita sregolata, fine tragica.

Se sei un regular dei tavoli verdi, e magari vuoi diventare un giocatore di poker professionista allora ti consigliamo di leggere questa breve ma intensa storia. Questo perché contiene insegnamenti preziosi che potrebbero fare la differenza per il tuo successo.

Stu Ungar: la leggenda del poker che bruciò il suo talento

Quella di “The Kid” sembrava una carriera già scritta negli astri. Suo padre, Isidore Ungar, faceva un mestiere particolare: prestava soldi a chi ne aveva bisogno ad alti interessi. In altre parole, era un usuraio.
Isidore gestiva anche un bar, il Foxes Corner, dove si giocava anche d’azzardo.

Stu, già da bambino, entrava in contatto con l’ambiente dove si giocava a carte per soldi. Tuttavia, il padre cercava di distoglierlo da una pratica ritenuta rischiosa. Come tutti i geni precoci, Stu non diede retta al papà e iniziò a giocare a gin rummy con gli adulti.

Il ragazzo dimostrò subito una capacità fuori dal comune, battendo nettamente adulti con più esperienza. E il suo primo trionfo non tardò ad arrivare: a soli dieci anni si aggiudicò il primo torneo locale di carte.


Presto però, la vita del giovane si complicò: il padre morì d’infarto, mentre la madre era malata. Così Stu, già da adolescente, dovette mettersi subito a lavorare per provvedere alla sua famiglia. E scelse di farlo giocando a carte.


Ed ecco allora che il giovane Stu iniziò la propria carriera di giocatore professionista di gin rummy. A finanziare le sue avventure fu Jack Romano, un ‘gentiluomo’ affiliato a Cosa Nostra. Essendosi accorto dell’incredibile potenziale del giovane Stu — con cui condivideva anche la passione per il calcolo delle probabilità nel gioco d’azzardo — Romano offrì il capitale a “The Kid” per avviare la sua carriera.


La scommessa di Romano venne ben presto ripagata: Stu girò varie città stravincendo tutti i tornei di gin rummy. A Las Vegas Ungar asfaltò Henry Stein, il giocatore più forte degli USA.

Stu Ungar e la scommessa da 100.000 dollari

Anche cambiando gioco, le abilità fenomenali di “The Kid” non mutarono. Lo dimostra la celebre scommessa con il proprietario di un casinò a Las Vegas riguardo al Black Jack. In pratica, gli vennero mostrate una a una le prime 51 carte di un mazzo da 52, chiedendogli di indovinare quale fosse l’ultima carta rimasta.

Stu vinse a mani basse, aggiudicandosi così la scommessa da 100.000 dollari. Questo grazie alle sue incredibili capacità di calcolo unite a una memoria prodigiosa.


Ben presto però le sue capacità iniziano a essere controproducenti. Dopo la scommessa, il titolare del casinò gli impedisce di avvicinarsi ai tavoli del black jack. Riguardo al gin rummy, nessuno voleva più sedersi al tavolo con lui perché ritenuto imbattibile. Ungar offrì ai suoi avversari di giocare partendo con alcuni handicap, ma anche in questo caso l’esito era sempre lo stesso.


Ben presto, “The Kid” dovette trovarsi un nuovo gioco.

Il trionfo ai tavoli da poker

Stu Ungar e i trionfi ai tornei di poker

Nonostante il “ban” da gin rummy e il black jack, Stu Ungar mise a frutto le sue eccellenti capacità nel poker. E i risultati non tardarono ad arrivare:

  • Tre vittorie al WSOP, unico a riuscire nell’impresa fatta eccezione per Johnny Moss
  • Vincitore di tre edizioni dell’“Amarillo Slim’s Super Bowl of Poker”
  • Vincitore di numerosi tornei dal buy-in di 5.000 dollari

I premi incassati da Stu Ungar ammontano a circa 30 milioni di dollari. Tra le sue vittime illustri anche il leggendario Doyle Brunson, sconfitto nell’heads-up finale nel WSOP del1980.

Il buco nero del mindset di “The Kid”

Che Stu possa essere annoverato tra le leggende del poker è fuori discussione, visto il suo straordinario talento. Non per questo però “The Kid” era esente da debolezze, soprattutto caratteriali.

Se c’era una cosa che Ungar detestava era perdere. Una volta rispose alla questione in questo modo:

“Mostratemi un buon perdente e io vi mostrerò solo un perdente.”


Tale convinzione di dover vincere a tutti i costi lo portava ad assumere atteggiamenti discutibili ai tavoli da gioco. Stu non si limitava a sconfiggere i suoi avversari, ma amava umiliarli, cercando di farli innervosire attraverso continue provocazioni.


Inoltre, “The Kid” si distingueva anche per il suo atteggiamento aggressivo verso i dealer. Una volta, uno di loro si prese uno sputo in faccia dal campione, accusato di avergli fatto perdere una mano. Dopo, Stu si fece perdonare elargendo al malcapitato una generosa mancia, come sempre faceva dopo le partite.


Purtroppo, il leggendario giocatore non si rendeva conto che, presto, i suoi veri nemici sarebbero stati ben altri: la droga e le corse ai cavalli. Nonostante le sue vincite faraoniche, Stu era sempre a corto di denaro, spendendo tutto quello che vinceva in sostanze stupefacenti e scommesse.


Nel 1997, anno in cui disputò il suo ultimo WSOP, Ungar rimase sveglio tutta la notte precedente per trovare il denaro necessario all’iscrizione. Alla fine, Baxter, un suo vecchio amico, finanziò l’impresa.
A quel WSOP Stu apparì scheletrico, con il volto segnato e il naso distrutto dalla cocaina. Eppure, vinse ancora.


Poi il tragico finale: nel 1998, Ungar venne trovato morto in una stanza di un hotel di Las Vegas. Delle vincite dei tornei non era rimasto nulla, e così Baxter e altri suoi amici fecero una colletta per pagare le esequie.

Cosa puoi imparare dalla storia di Stu Ungar?

Tutti, quando si accingono a un’impresa, cercano una fonte di ispirazione. Se hai deciso di giocare a poker e farne una professione, la storia di Stu Ungar può essere per te un esempio. Ma non per tentare di eguagliare la sua genialità — dovuta a rare qualità innate — quanto per capire cosa devi evitare nella tua carriera.


Nel corso della sua vita, “The Kid” ha sconfitto molti avversari, anche di grande calibro. Purtroppo non ha mai sconfitto i suoi demoni interiori, che lo hanno portato all’autodistruzione.

Questa storia straordinaria e tragica può insegnarti due cose fondamentali:

  • Il poker non ha niente a che vedere con il gioco d’azzardo. A rovinare il grande Stu sono state le corse dei cavalli e le droga. Se affrontato con criterio e disciplina, il poker non rappresenta un rischio.
  • Il talento è nulla senza un buon mindset: le doti possono portarti in alto, ma a fartici restare sono la stabilità emotiva e l’autocontrollo.

Se vuoi diventare un poker pro, probabile che tu non sarai il nuovo Stu Hungar. Ma investendo in un serio percorso di poker coaching, potrai acquisire quelle skill che possono permetterti di arrivare a buoni livelli. E soprattutto, a un epilogo molto diverso rispetto a quello di “The Kid”.

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